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Suono, Salute e Benessere
Ecologia Sonora per gli Ospedali
Fabio Pianigiani
Gli ospedali sono sempre più rumorosi mettendo a rischio la guarigione dei pazienti ricoverati. È quanto emerge da un’indagine coordinata da esperti della Johns Hopkins University a Baltimora, Maryland, apparsa sul Journal of the Acoustical Society of America.
La progressiva introduzione di tecnologia nelle strutture ospedaliere determina il significativo incremento dell’inquinamento acustico interno. Il rumore può generare effetti psicologici nocivi e riduzione di efficacia terapeutica per i pazienti, stress e difficoltà di concentrazione per il personale medico e per gli altri operatori.
Secondo gli esperti il rumore è una piaga di tutti gli ospedali dei paesi sviluppati e quasi sempre supera le soglie raccomandate dall’OMS, che sono di contenere il rumore tra 35 decibels (dB) durante il giorno e 30 dB di notte. Secondo la ricerca effettuata in vari reparti e unità di cura di diversi ospedali e basata anche sul confronto di dati relativi ai decenni passati, gli esperti, diretti da Ilene Busch-Vichniac, hanno verificato che praticamente nessuna struttura rispetta le raccomandazioni OMS. Inoltre dai primi anni ’60 ad oggi i livelli di disturbo acustico sono saliti da un valore medio di 40 dB a uno di 60 dB.
I rumori in ospedale hanno varie fonti: dai cercapersone dei medici che spesso continuano a trillare inascoltati, agli impianti dell’aria condizionata, dai rumori delle strumentazioni, al vocio del personale medico e paramedico e dei visitatori.
Ciò ha un peso sulla guarigione del paziente. Non solo il paziente è disturbato nella quiete di cui avrebbe invece bisogno per rimettersi (e studi dimostrano che il rumore ritarda per esempio la guarigione delle ferite), ma l’operato dei medici stessi può essere minato da eccessivo rumore che si traduce in una fonte di distrazione.
Quale può essere la soluzione?
Suono Salute e Benessere
L’umanizzazione come promozione della soggettività, il miglioramento della qualità della vita per tutti i soggetti che vivono e lavorano in ospedale, la ridefinizione del significato e dell’immagine sociale nella percezione soggettiva dell’ospedale, la promozione culturale intesa come diffusione e democratizzazione della cultura.
Per umanizzazione si intende la necessità di ridirigere lo sguardo alla persona nella sua globalità, rispettandola e valorizzandola, riponendola al centro dell’attenzione mediante l’abbandono dei ruoli sociali (per es.: malato‐sano, dottore‐paziente) e consentendo una partecipazione attiva e consapevole di tutti i soggetti al processo di cura, ricreando così spazi per l’espressione della libertà, della scelta, per la cultura e per le relazioni umane.
Il suono e la musica creano uno spazio di libertà e il bambino, che non può scegliere o rifiutare la cura, può scegliere la musica e decidere se partecipare o meno ai momenti musicali. Il bambino spesso considerato oggetto di cura diviene, così, soggetto attivo nella relazione musicale, partecipa al canto, improvvisa con gli oggetti sonori. I medici e gli infermieri allontanando lo sguardo dal corpo malato ritrovano la persona, i ruoli vengono abbattuti in favore di un dialogo intersoggettivo.
La seconda finalità, quella del miglioramento della qualità della vita per tutti coloro che vivono e lavorano in ospedale, si attua creando un clima di fiducia che favorisca la relazione, la comunicazione, la collaborazione, l’espressione delle emozioni, che faciliti la cura, migliorando il benessere psicosomatico di tutti i soggetti, migliorando l’ambiente sonoro e ancora la scansione del tempo e dello spazio nell’ambiente ospedaliero.La musica crea momenti di distensione, distrae, calma, crea un luogo protetto dove le emozioni possono trovare spazio. Aiuta anche con la sua caratteristica di fluire nel tempo e nello spazio a riempire i vuoti, le attese.
Ecologia sonora
Il ruolo della creazione di Paesaggi Sonori deve essere quello di neutralizzare il più possibile l’inquinamento sonoro (rumori di sottofondo, porte che sbattono, alto tono della voce, rumori inutili, ecc.) proponendo soluzioni acustiche e sonore creative e musicali. Un problema, quello dell’inquinamento sonoro, spesso sottovalutato se non addirittura inavvertito a livello consapevole, ma i cui effetti nocivi sono da più parti denunciati. Il silenzio, la diminuzione dei volumi, la maggiore attenzione che le persone pongono ai rumori e al tono della voce durante la diffusione di una “colonna sonora” sono una testimonianza importante di questa funzione, così come i rumori mai percepiti prima e che improvvisamente divengono insopportabili quando spariscono i Paesaggi Sonori.
L’ospedale diventa così laboratorio di promozione della salute e il suono strumento per la diffusione e la sensibilizzazione di una nuova capacità di ascolto della realtà sonora, trasformando ancora una volta l’attitudine delle persone da passiva in attiva, allargando la sua azione dall’ospedale‐laboratorio alla città.
li effetti del discomfort acustico sugli operatori e sui pazienti.
In assenza di una normativa, italiana o europea, che indichi specifici e precisi limiti di rumorosità ambientale “interna” alla struttura ospedaliera, per la tutela degli operatori e dei malati dai cosiddetti danni extra-uditivi prodotti dal rumore, si è fatto riferimento a vari studi, realizzati principalmente negli USA e in Canada, che hanno verificato la correlazione fra il rumore presente negli ospedali e le situazioni di stress fisico e psicologico del personale e dei ricoverati. Si sono quindi esaminati in questa ottica i risultati di campagne di misura effettuate negli ultimi anni all’interno di importanti complessi ospedalieri italiani dai quali emerge che, proprio all’interno degli ambienti considerati più critici e sensibili (sale operatorie, sale di induzione e risveglio dall’anestesia, unità di terapia intensiva, reparti neonatali) si misurano livelli medi di rumorosità ambientale vicini ai 75 dB(A), superiori ai livelli tipici degli ambienti abitativi e molto superiori ai valori di 40-45dB(A) per il periodo di riferimento diurno e di 35 dB(A) per il periodo di riferimento notturno, generalmente raccomandati come livelli massimi per le strutture ospedaliere (fonti: National Institute for Occupational Safety and Health, United States Environmental Protection Agency for Health Care Facilities).
Ad esempio, i risultati degli studi di correlazione riferiti agli agenti stressanti legati all’ambiente, basati sull’andamento di variabili oggettive e soggettive e sull’evoluzione dello stato di salute fisica e/o mentale dei soggetti esaminati, hanno dimostrato una notevole influenza dei livelli di rumore sulla qualità del sonno; il riposo di soggetti esposti al rumore presente in una unità di terapia intensiva, confrontato con quello di altrettanti esposti a livelli di rumore molto inferiori, è risultato disturbato da numerosi fattori: maggior tempo per addormentarsi, minor durata del sonno, più risvegli durante il sonno, maggior numero di cambiamenti di fase durante il sonno, ecc.
Analoghe correlazioni sono state trovate fra il livello di clima acustico e l’efficacia di alcune terapie su pazienti in stato di incoscienza e semi-incoscienza. Altre ricerche hanno verificato come il livello di stress di origine acustica sia collegabile agli indicatori di performance sul medio periodo delle equipes mediche che operano in scenari particolarmente esposti.
8Benché sia chiaro che esistono complesse relazioni fra ambienti generatori di stress, interventi per ridurre lo stress e salute, queste ricerche dimostrano che i livelli di rumore riscontrati in alcuni reparti delle strutture ospedaliere sono talmente elevati da qualificare tali ambienti come ambienti stressanti.
Per valutare il livello di esposizione al rumore dei pazienti e le sue possibili conseguenze è opportuno considerare e analizzare i livelli di qualità acustica interna al complesso ospedaliero, considerando in particolare alcuni spazi ove il discomfort acustico può aggiungersi ad altre forme di disagio derivanti dalle condizioni cliniche o dal tipo di patologia o di intervento a cui i pazienti sono sottoposti.
A integrazione del collaudo acustico, volto a verificare il rispetto dei limiti di legge e delle specifiche contrattuali, si può effettuare uno studio sulle condizioni di benessere acustico della struttura, individuando, sulla base di misure e calcoli, i livelli medi di esposizione al rumore dei degenti, con riferimento ad alcuni scenari principali, considerati particolarmente sensibili.
I modelli permanenza-gravità
Vengono qui riassunti i risultati di un’applicazione modellistica basata sull’ “indice di criticità acustica”, inteso come indicatore della necessità di particolari condizioni di comfort acustico, per lavoratori e pazienti, in determinati ambienti all’interno di un ospedale. L’indice è definito su base parametrica in relazione ad alcuni indicatori relativi al tempo di permanenza del paziente e del medico all’interno del reparto o dello scenario di attività ospedaliera e alla gravità intesa come severità medica dello stato fisico del paziente (ambulatoriale o ricoverato) oppure come complessità dell’intervento medico da compiere. Si tratta di un funzionale a due variabili capace di rappresentare con buona approssimazione l’esigenza di benessere acustico in funzione del tempo di permanenza nello scenario acustico e del grado di severità delle operazioni che vi si svolgono e delle malattie che vi si curano.
L’approccio modellistico che si propone si basa su un insieme di dati statistici tratti dalla letteratura e su esperienze di verifica del discomfort a partire dall’analisi acustica delle strutture ospedaliere. Si evidenzia in particolare come il livello di annoyance lamentata dai pazienti corrisponda a effetti psicologici nocivi, che possono influenzare negativamente l’efficacia di molte terapie.
Dall’analisi acustica degli spazi interni agli ospedali è possibile dedurre come nella maggior parte di essi i pazienti siano sottoposti a un insieme di suoni e rumori che includono, oltre al parlato, le emissioni prodotte dalle macchine elettromedicali, dai condizionatori, dai telefoni, dagli strumenti chirurgici, dagli sterilizzatori, dallo sbattere degli strumenti in contenitori metallici;
E’ possibile, per ciascuna area ospedaliera o specifica attività medica, rappresentare il livello di discomfort e di annoyance dei pazienti e degli operatori mediante l’indice c di criticità acustica.
Conclusioni
Il rumore è un inquinante ubiquitario, la cui diffusione aumenta insieme allo sviluppo tecnologico. Le strutture sanitarie sono sottoposte ad inquinamento acustico: operatori e pazienti subiscono il rumore provocato da apparecchi elettromedicali, impianti di condizionamento dell’aria, telefoni, aspiratori, sterilizzatrici, movimentazione di letti, carrelli. A ciò si aggiunga il contributo del rumore antropico che è spesso evidente a causa di errato layout o difetto di isolamento fra spazi contigui.
Il rumore può influire sull’efficacia di certe terapie che riguardano pazienti in stato di incoscienza o di semi-incoscienza ed è comunque in grado di ridurre la performance lavorativa e aumentare il livello di stress di medici, paramedici e pazienti coscienti. A partire dai principi che definiscono la progettazione sostenibile, è possibile elaborare, e calibrare attraverso casi di studio, una metodologia generale per la progettazione acusticamente compatibile degli edifici destinati ad ospitare strutture sanitarie, a tutela di chi, all’interno di esse viene curato o svolge la propria attività lavorativa.
All’interno di particolari reparti e di particolari attività questo insieme di rumori è in grado di recare danno alla salute dei lavoratori e dei pazienti in modo correlato al tempo di permanenza, alla gravità delle patologie, alla difficoltà delle operazioni mediche. I modelli permanenza-gravità (PeGra), attraverso la determinazione della criticità acustica degli scenari ospedalieri a partire dai tempi di permanenza e dal livello di gravità, inteso anche come delicatezza e complessità delle attività ospedaliere, possono costituire un valido aiuto per il progettista acustico. Insieme ai livelli di rumore misurati e valutati secondo le specifiche previste dalla legislazione e dalla normativa di settore, questi strumenti di calcolo portano alla valutazione del discomfort acustico e dei suoi effetti in modo strettamente collegato alle perculiarità patologiche e terapeutiche che caratterizzano i diversi scenari ospedalieri e permettono l’individuazione di una scala di priorità nella progettazione acustica legata a fattori propri delle attività di assistenza e cura che in essi hanno luogo.